Storia dei vescovi di Ascoli dal 1900 ad oggi
La storia dei vescovi di Ascoli Piceno dal 1900 ad oggi può essere raccontata attraverso le pagine de “La Vita Picena“, lo storico giornale diocesano.
La pubblicazione, in centoquindici anni di storia, ha seguito da vicino l’avvicendarsi dei Vescovi sulla cattedra di S. Emidio, ponendosi a servizio del proprio Pastore e sostenendone l’opera. Nelle diverse fasi tra il 1909 ed oggi, la pubblicazione ha vissuto stagioni diverse: accanto a momenti di grande presenza e diffusione, se ne trovano altri di evidente difficoltà; a pagine di forte incisività nel dibattito sui temi locali se ne sono avvicendate altre costruite su sole riprese di notizie nazionali; dopo periodi di tenace puntualità nelle uscite settimanali ne sono venuti altri di seppur brevi silenzi, e viceversa. Eppure, sempre il giornale ha proseguito nel suo cammino di accompagnamento alla vita della comunità, rendendo evidente una presenza di “buone opere” nel territorio spesso dimenticate dalla stampa locale, diffondendo e rimarcando il servizio pastorale del Vescovo di Ascoli Piceno.
In queste pagine abbiamo proprio voluto guardare specificamente al racconto che il giornale diocesano ha fatto degli arrivi dei nuovi Vescovi di Ascoli e delle loro partenze, raccontandone la storia. La nomina e l’entrata di un nuovo Pastore, così come la sua scomparsa o uscita, rappresentano per l’intera comunità diocesana un momento di grande intensità. La Vita Picena in questi centoquindici anni ha sempre ben raccontato questi momenti, andando oltre l’emozione e provando a fissare quegli aspetti di contenuto che danno l’impronta ad una guida pastorale, ogni volta attesa e necessaria.
Le pubblicazioni del settimanale Vita Picena iniziano precisamente nel 1909. Alla guida della Diocesi c’è mons. Pacifico Fiorani, arrivato ad Ascoli Piceno l’anno precedente. Il 26 maggio 1910 il giornale annuncia la promozione del presule alla sede di Civitavecchia. “Questo mutamento getta lo scompiglio negli animi, che considerano l’avvicendarsi degli eventi solo con l’occhio della prudenza umana; ma nei disegni di Dio chi ci legge?”. Conclude: “Del Pastore che va e di quello che viene diremo nel prossimo numero”.
Il 9 aprile 1910 Vita Picena annuncia la consacrazione a Schio del nuovo vescovo di Ascoli, avvenuta il 4 aprile: si tratta di monsignor Apollonio Maggio. Vengono riportati, “benché in pallido sunto”, la descrizione dei festeggiamenti così come riportati dal giornale di Vicenza “Il Berico”: “Commuovono il giuramento fatto dal nuovo Vescovo ad alta e chiara voce, il suo Esame, il suo Credo e il suo prostendersi a terra durante il Canto delle Litanie dei Santi… S. E. Mons. Maggio scende tra il suo popolo e lo benedice e le lagrime del Padre si confondono con quelle dei figli!”.
Il giornale riporta anche alcune epigrafi dettate dall’Arcidiacono mons. Santarelli e raccolte in un “elegante opuscolo” dedicato dal Capitolo della Cattedrale Basilica a mons. Maggio: “Il Capitolo – eco del pensiero e dei voti – di tutto il Clero e il Popolo – si felicita coll’illustre Prelato – per la meritata esaltazione – e augurando al suo nuovo Pastore – larghi e degni d’un apostolo – i frutti dei nobili affanni e delle fatiche – e rallegrate da crescenti consolazioni – le asprezze dell’altissimo ministero – si allieta nella gioconda visione – di un’alba radiosa – di concordia e di pace”.
Il 16 aprile 1910 monsignor Fiorani lascia la città. Il giornale pubblica “la nobilissima lettera che è un monumento di bontà e di amore”: “M’è testimonio Iddio: dal primo giorno del mio ministero presso di voi fino all’ultimo non ho risparmiato cosa veruna, che mi sia stata consentita dalle mie forze e dalle circostanze, a fin di esservi utile in tutto. Laonde posso asserire di non essere venuto mai meno nei propositi al programma di universale paternità, per dir così, con il quale mi presentai a voi la prima volta, nell’omelia del quindici agosto 1908, “Io vi amo tutti senza distinzione” … I miei pensieri ed affetti in questo momento si sentono singolarmente larghi e vivi: tutta la diocesi mi sta dinanzi: sono i tempi magnifici gremiti di fedeli, intenti con edificante pietà ad ascoltare la mia povera parola; sono le sue belle città con tanta dovizia di arte e di ottime istituzioni; sono i pittoreschi paesi con le loro ubertose colline, con le loro valli amene e ridenti, con le loro montagne ardue e maestose; sono i luoghi, i cari luoghi che ho visitato, con le loro singolari attrattive, rese più forti dalla semplice, cordiale e religiosa bontà degli abitanti; sono tutti i fedeli, tra cui primi i cittadini di Ascoli, stretti in moltitudine composta in un solo cortese in un solo cortese desiderio per me, che mi danno l’addio, e a cui con l’animo profondamente commosso io vado ripetendo: Addio!”.
Vita Picena esce con un “numero straordinario” il 31 luglio 1925 in occasione del I° congresso eucaristico diocesano, in programma nel capoluogo per i successivi 4 e 5 agosto. Il giornale presenta in prima pagina la figura “dell’ospite desideratissimo”, il cardinale Basilio Pompilj, vicario di papa Pio XI, e prosegue illustrando gli oratori, i vescovi che parteciperanno, gli inni eucaristici ma anche alcuni accenni su eucarestia ed arte ad Ascoli Piceno.
Il 5 giugno 1926 il giornale apre la sua prima pagina con uno scarno corsivo: “S. Eccellenza Mons. Vescovo è partito per il Veneto per intraprendere una cura necessaria alle sue condizioni di salute. Lo accompagnano il pensiero, il cuore, le preghiere del suo clero e dei diocesani con l’augurio che completamente ristabilito torni presto nella sua diocesi a riprendere il suo posto di padre e di pastore”. Nei numeri successivi Vita Picena segue con trepidazione, ma anche con estrema discrezione, lo stato di salute del presule, che sembra molto altalenante. Il 12 giugno si annuncia che “Grazie a Dio, S. E. Mons. Vescovo sta riacquistando la primiera salute, con la cura intrapresa presso il fratello, arciprete a Piazzola sul Brenta”. Nel numero della settimana successiva, lo stesso vescovo raggiunge i fedeli con una lettera di ringraziamento per l’interessamento e le preghiere: “Non devo peraltro trascurare le cure che l’arte medica suggerisce e impone: non posso perciò prevedere il mio ritorno in Diocesi”. Il 3 luglio il giornale pubblica una nuova breve nota in cui comunica che “giungono notizie sempre più consolanti circa le condizioni di salute di Mons. Vescovo. Attualmente è a Treviso in una casa di cura dalla quale spera di uscire molto migliorato per essere in Diocesi il 20 corr. mese”. Nel numero del 24 luglio, però, un nuovo rinvio: “Le condizioni di salute di Mons. Vescovo si mantengono invariate. Si raccomanda alle preghiere di tutti e promette di essere in Diocesi per la fine del corr. mese”.
L’annuncio dell’avvenuto ritorno avverrà invece solo il 6 dicembre del 1926, nel numero con cui Vita Picena annuncia la consacrazione a vescovo di Monsignor Giuseppe Marcozzi, sacerdote ascolano. La lettera di mons. Apollonio Maggio è molto sofferta: “Dilettissimi Diocesani, sono tornato tra voi dalle lunghe e penose cure nel Veneto per riaquistare la salute. Non piacque a Dio ch’io tornassi ristabilito o almeno migliorato … Se è volontà di Dio che io chiuda la mia vita nelle sofferenze della quasi immobilità fisica, rassegnato alle divine disposizioni offro la mia vita a bene del mio clero e del mio popolo”.
Il 31 agosto del 1927 monsignor Maggio si accinge ad un pellegrinaggio, ormai ultimo, a Lourdes. Riceve una lettera del Santo Padre. Latore è il cardinal Gasparri: “Il pensiero ed il cuore del Santo Padre fervorosamente accompagneranno il Vescovo di Ascoli Piceno nel suo duplice viaggio, a Roma (presso la clinica di San Carlo ndr) e a Lourdes; e le preghiere del Padre comune si confonderanno innanzi al Trono di Dio con quelle di V. S. in fidente umiltà per la desiderata guarigione”.
Il 21 ottobre del 1927 mons. Maggio muore. Il giorno successivo Vita Picena esce listata a lutto. Il Capitolo della cattedrale pubblica poche righe: “La commozione non ci consente in questo momento che il pianto e la preghiera”. Segue un intenso ricordo del presule: “Sebbene la preparazione al colpo doloroso datasse da parecchi mesi, pure ci pareva che nell’organismo artigliato dal male si celasse l’energia vittrice capace di rinnovellarlo”.
Ci vogliono quasi nove mesi per giungere ad una nuova nomina. Il 14 luglio 1928 Vita Picena annuncia “il nuovo vescovo di Ascoli”: si tratta di monsignor Ludovico Cattaneo: “Stretta da nove mesi nelle gramaglie del lutto, la nostra Diocesi intona oggi il cantico dell’esultanza”. Il “Saluto al Novello Pastore” del giornale è a tratti commovente: “Ci è giunta or ora, primizia lungamente attesa, la grande notizia: il Papa ha nominato Vescovo della nostra Diocesi Mons. Ludovico Cattaneo, trasferendolo dalla sede di Angiona e Tursi. Abbiamo letto così sull’Avvenire d’Italia: son quattro semplici righe di Cronaca Vaticana. Ma attraverso l’annunzio scialbo, scheletrico, abbiamo intravisto, con gli occhi della mente assorta, il Pastore buono nel gesto ieratico della sua prima benedizione. E Ascoli tutta si prostra davanti a Colui che viene nel nome del Signore e, i cuori protesi verso la lontana Lucania, grida, attraverso lo spazio, la parola cristianamente augurale. Te Deum Laudamus! Quanto lunga e ansiosa è stata l’attesa! E come feriva il cuore la voce degli umili e dei grandi che chiedevano, con accorata insistenza, la grande notizia che noi non sapevamo ancora dare!”.
Nel numero del 28 luglio 1928 la redazione “aderendo ai desideri espressi da moltissimi”, pubblica “il cliclet del nuovo Vescovo e Principe di Ascoli, ricavato da una fotografia di 5 anni or sono, quando S. E. mons. Ludovico Cattaneo fu consacrato Vescovo”.
Il 21 ottobre del 1928 Vita Picena esce in edizione straordinaria (e con un inedito grande formato) per il “solenne ingresso del nuovo Vescovo e Principe di Ascoli”, che avviene nello stesso giorno, ad un anno esatto dalla morte del predecessore. Una nuova foto di mons. Cattaneo, questa volta più recente, è al centro in prima pagina. In basso a destra compare anche una foto di donna: “All’eletto spirito della mamma buona del novello pastore sale in voce di preghiera il pensiero dei nuovi figli”. Nel numero, “slanciato nel pomeriggio del giorno 19”, vi sono anche illustrazioni dei monumenti cittadini presso i quali si sarebbero svolti “il corteo, le funzioni, i ricevimenti”. L’edizione, come viene sottolineato nel numero successivo del giornale, “venne completamente esaurita”.
Il resoconto dell’ingresso di mons. Cattaneo viene pubblicato nel numero del 27 ottobre 1928. “Che l’attestato della pubblica riverenza raggiungesse tali proporzioni da conferire alla cerimonia l’impronta di un plebiscito così grandioso, di un omaggio così solenne, e per la sua spontaneità così espressivo; che il civico sentimento toccasse i vertici più intensi della commozione e dell’entusiasmo, questo effettivamente esorbitava dai nostri calcoli ed ha felicemente superato tutte le nostre più ottimistiche previsioni”. “Nel perfetto stile della scuola cristiana, – annota il redattore – il successore di Emidio sotto le volte sfavillanti che coprono le ossa del Martire, annunciava alla distanza di diciassette secoli lo stesso programma: “Dare tutto Se stesso, consumarsi in totale olocausto per la gloria di Dio e la salvezza del gregge!”. Programma sintetizzato magnificamente nel motto Paolino posto sulle radici dello stemma episcopale “in charitate Dei et patientia Christi”. “S. E. – conclude Vita Picena – ha già conquiso la cittadinanza incontrando le anime dei figli, adeguando l’attesa comune!”
Passano solo alcuni anni è già l’11 luglio 1936 Vita Picena (che nel frattempo aveva mutato il sottotitolo in “settimanale cattolico”) è di nuovo listata a lutto: alle 14,30 dello stesso giorno, a Balzo di Montegallo, “dove era andato solo da due giorni per concedersi una parentesi di riposo ristoratore” il Vescovo di Ascoli “è spirato serenamente nel bacio di Cristo”. La prima pagina del giornale pubblica (con inedita tempestività) le condoglianze del Santo Padre per mano del Cardinale Pacelli, i telegrammi del card. Rossi, dell’arcivescovo di Milano Card Schuster, del magnifico rettore dell’Università cattolica del Sacro Cuore Gemelli, il manifesto del podestà Tacchi Venturi. Sotto la foto del Pastore, un breve scritto con un titolo evocativo, “Gli estremi momenti”: “Da qualche tempo le condizioni di S. E. Mons. Vescovo destavano un senso di preoccupazione. La bella figura, aitante e vigorosa, pareva ripiegarsi su se stessa come non più capace di reggersi…”.
E’ un addio commosso quello che, il 18 luglio del 1936, Vita Picena dedica a tutta pagina al vescovo scomparso: “Nel pianto – in preghiera rievochiamo la figura paterna del nostro venerato Vescovo S. E. Mons. Ludovico Cattaneo”.
Non occorre attendere molto tempo per il successore. Il 26 settembre del 1936 il settimanale diocesano “esulta per la nomina di Mons. Dott. Ambrogio Squintani, Rettore del Seminario Diocesano di Cremona” a Pastore della Chiesa di Sant’Emidio. “La notizia si è diffusa in un baleno in tutti gli ordini cittadini destando ovunque un’onda sincera di plauso e di fervida letizia”.
Il 5 gennaio del 1937 Vita Picena esce in edizione straordinaria per il “solenne ingresso di S. E. Mons. Squintani nella diocesi di Sant’Emidio”. La foto del nuovo Pastore campeggia al centro della prima pagina: “Nell’arcana dolcezza di questo divino saluto c’è un segno inconfondibile che trascende la misura di quella ordinaria gentilezza ospitale, onde simpaticamente riluce il carattere di nostra GENTE PICENA!”.
Mons. Squintani arriva alla stazione di San Benedetto il 1 gennaio e, in forma privata, “si reca alla Villa dei Colli del Tronto, di proprietà del Capitolo della Cattedrale Basilica, ma destinata ad uso dei Vescovi diocesani”. L’ingresso del presule avviene appunto il 5 gennaio. Dopo l’adunanza in Duomo, il corteo si muove verso la Chiesa del Carmine. Il vescovo viene accolto in Piazza Vittorio Emanuele. Qui Squintani indossa gli abiti pontificali e si unisce al corteo “incedendo sotto il baldacchino”. Il corteo sfila per Piazza del Popolo, via Trento e Triste, Piazza Arringo e giunge in Cattedrale, dove si svolge il rito religioso. Dopo la funzione religiosa, presso la Pinacoteca Comunale si svolge il ricevimento per le presentazioni. “Il Vescovo di Ascoli – annota Vita Picena – esercita la sua giurisdizione in 168 parrocchie… Il Vescovo pro-tempore, immediatamente soggetto alla S. Sede, conserva i titoli di: Principe di Ascoli, Signore di Ancorano e Conte Palatino”.
Il primo pontificale solenne di mons. Ambrogio Squintani si tiene il giorno successivo, domenica 6 gennaio, alle 10,45 in Duomo. “Oltre il clero – precisa l’articolista – interverranno le organizzazioni cattoliche, il popolo”. “I cantori della Cappella musicale del Duomo, coadiuvati da alunni della Schola cantorum del Seminario e da un coro di voci bianche dell’Orfanotrofio Cantalamessa, eseguirà, per la circostanza, scelta musica”.
Il Nuovo Piceno (tornato semplicemente “settimanale), nelle edizioni dell’8 e del 15 dicembre 1956, riporta le celebrazioni per i venti anni di episcopato di mons. Squintani. Il titolo, a tutta pagina, è “Plebiscitaria manifestazione di riconoscenza al Vescovo Mons. Ambrogio Squintani”. Il giornale riporta gli eventi che costellano i festeggiamenti: “Tutte le Autorità cittadine, il clero, il popolo ascolano intorno all’amato Pastore – La Messa in Cattedrale – l’Inaugurazione della preziosa pinacoteca donata al Seminario – La solenne accademia al Ventidio – Mobilissimo indirizzo del Sindaco Orlini – Dotto discorso dell’On. Corsanego – Ringraziamento del Festeggiato”.
Nessuno può sapere che quella sarà, di fatto, l’ultima apparizione pubblica ascolana del Vescovo Squintani che, avendo avute accolte le proprie dimissioni, lascia segretamente la città il 6 gennaio 1957.
Il Nuovo Piceno torna ad uscire solo il 26 gennaio del 1957 con la “Lettera dell’Arciv. Mons. Norberto Perini, Amministratore Apostolico della Diocesi Ascolana”: “Benché preveda molto breve il mandato ce la sovrana Benignità del Sommo Pontifice mi ha voluto affidare sulla Diocesi di S. Emidio, sento il dovere di fare tutto quello che è possibile per il vostro bene”. Ma l’Arcivescovo di Fermo, chiamato a reggere la Diocesi di Ascoli, si sente anche in dovere di spiegare le improvvise dimissioni di mons. Squintani e la partenza dalla città: “Dopo aver compiuto da servo fedele per 20 anni la Sua Missione di Pastore, inoltrato nell’età e molestato dai disturbi che si accompagnano agli anni, credette, nella sua umiltà, che altri meglio di Lui potesse reggere una Diocesi così vasta di territori, così impervia nella sua parte montuosa e in sì rapido sviluppo nella Città e nelle zone di Collina. Quando, dopo le solenni onoranze che Ascoli Gli tributò in occasione del Suo XX di Episcopato, ebbe dal S. Padre l’onorifica elevazione al grado di Arcivescovo e l’accettazione della rinuncia da tempo presentata, Egli scomparve. E’ il vero verbo; e fu l’atteggiamento più consono col suo carattere di Uomo che rifugge da ogni ufficialità, che ama più i fatti che le parole, più i sentimenti che le loro espressioni. A molti recò dolore il fatto di non averLo potuto degnamente salutare, e ciò fa onore nello stesso tempo a Lui e ad essi. Ci fu però anche chi, nell’affannosa ricerca di un motivo da contrapporre a un disgregamento di carattere politico a tutti noto, ha creduto di poter parlare di chissà quali oscure manovre. Ma il popolo di Ascoli ha intelligenza e buon senso quanto occorre per non abboccare all’amo, e le frasi che corsero, dai Monasteri di Clausura alle più rozze case coloniche, dagli uffici alle capanne di montagna, furono di devozione e ammirazione e rimpianto”. “La malvagia campagna di denigrazione organizzata dal comunismo locale” viene condannata in seconda pagina con la riaffermazione delle devozione del clero e dei cattolici ascolani al Vescovo appena partito.
Il 2 marzo 1957 Il Nuovo Piceno ha di nuovo un titolo a nove colonne per la sua prima pagina: “S. E. Mons. Marcello Morgante eletto Vescovo di Ascoli Piceno”. “Folla strabocchevole al solenne Te Deum di ringraziamento in Duomo”. Il giornale presenta il nuovo Vescovo ai lettori ma pubblica anche un originale articolo di Lorenzo Bedeschi: “Il neo Vescovo di Ascoli non ha foto né episodi biografici”. Una delegazione del Clero si reca in visita al Novello Pastore a Ravenna: da qui le prime foto del nuovo presule. Il diario del viaggio a Ravenna e dell’incontro è tenuta da Don Luigi della Torre, fedele collaboratore di mons. Squintani ed a quel momento ancora rettore del Seminario. Alla domanda “Come è il nostro Vescovo?” risponde un pezzo di taglio basso: “Di alta statura, volto quasi magro e di un bruno leggermente pallido, lo sguardo sereno e placido che rivela uno spirito tranquillo e direi consapevole dell’alta missione e dignità con cui la Provvidenza lo ha destinato ed elevato, egli si presenta in atteggiamento dimesso e modesto, ma con lieve sorriso sulle labbra, come un amico di vecchia data. Nulla che sappia di ricercatezza, di sussiego, di rigidezza nella sua persona e nel suo pur serio e dignitoso comportamento”.
Il 23 marzo 1957 Il Nuovo Piceno annuncia, con ampi servizi, la consacrazione di mons. Morgante ad opera del cardinal Lercaro. Purtroppo non giunge il servizio fotografico, che viene rimandato, con apposita nota, al numero successivo. A Ravenna, oltre a trecento fedeli ed ad una rappresentanza del clero ascolano, sono presenti anche il ministro dell’Interno Tambroni, l’on. Zaccagnini (che rappresenta il ministro Braschi), il senatore Tartufoli, gli on.li Tozzi Condivi e De Cocci, il Sindaco di Ascoli Orlini con la Giunta al completo, il Presidente della Provincia Feriozzi con una rappresentanza di assessori, il Prefetto, il Provveditore agli Studi e molte altre Autorità. Il Nuovo Piceno racconta, tra gli altri, un particolare momento dell’intronizzazione: “Nel fremito della commozione che tutti ha pervaso, una vecchietta non è riuscita a trattenere le lacrime: era Donna Lavinia, madre di Mons. Morgante. E nel pianto consolante ha raccolto la prima benedizione del suo Marcello, assurto alla pienezza sacerdotale”.
Nel numero del 30 marzo 1957 Il Nuovo Piceno può finalmente pubblicare le foto della consacrazione del nuovo Vescovo di Ascoli. Può pubblicare anche il testo integrale del discorso del Card. Lercaro ed annunciare l’ingresso in diocesi del nuovo Pastore per il successivo 28 aprile.
Il numero del 27 aprile 1957, che verrà diffuso il giorno successivo, è dedicato all’accoglienza del nuovo Vescovo Morgante. Il nuovo Pastore viene presentato ai lettori in maniera molto dettagliata. Ampio rilievo viene dato anche alla lettera agli ascolani dell’Arcivescovo di Ravenna: “La Chiesa di Ravenna vi offre uno splendido dono: IL VESCOVO: ed un Vescovo è sempre un dono splendido. Questo vostro Vescovo è giovane, buono e bravo. Che sia giovane non c’è bisogno di dimostrarlo; che sia buono e bravo voi forse lo sapete già; ma chi fino ad oggi l’ha avuto vicino e fedele collaboratore ve lo può documentare attraverso mille episodi; ma la documentazione non occorre, perché tra breve tempo di questi episodi ne avrete tanti anche voi da raccontare a me”.
Il numero del 4 maggio 1957 de Il Nuovo Piceno riassume l’ingresso in Diocesi di mons. Morgante: “Ventuno tonanti annunciano l’arrivo del Vescovo in città – L’omaggio devoto e festante delle popolazioni sparse nella vallata del Tronto – Applausi, lanci di fiori e grida d’evviva accompagnano il Pastore lungo le vie cittadine – Spettacolo di folla acclamante nella Piazza dell’Arengo – Il fervido saluto del Sindaco Avv. Serafino Orlini e il paterno discorso di Sua Eccellenza Mons. Morgante – Te Deum in Cattedrale e il ricevimento in Municipio”. Entusiasta il racconto dei cronisti: “Domenica, per Marcello Vescovo, è stata giornata di fede. Una fede calda, viva, pulsante. Non solo fede di Clero, fede di adepti, ma fede di popolo tutto. Così come sa fare Ascoli: o tutto o niente”. “Ventuno scoppi di fragorosi tonanti – racconta Il Nuovo Piceno – pongono termine all’attesa di diecine di migliaia di cittadini assiepati senza interruzione da Porta Maggiore, lungo tutta Via della Repubblica, sul Viale De Gasperi fino alla Chiesa di S. Vittore. Le campane delle cento torri, impazzite di gioia iniziano allora l’armonioso concerto che dilaga ed inonda festosamente la città… Incede lentamente la macchina scoperta sulla quale, dritta e benedicente, fa spicco la maestosa figura di S. E. Mons. Marcello Morgante”. Il corteo arriva sul sagrato di S. Vittore e qui saluta le Autorità. Nella chiesa il vescovo indossa i paramenti. Il corteo attraversa il centro cittadino. Il palco è eretto alla destra della facciata del Duomo. “Il Sindaco Gr. Uff. Serafino Orlini inizia il suo fervido discorso di saluto. L’orazione del Primo cittadino di Ascoli, pronunciata con proprietà di linguaggio, con impeccabile arte oratoria ed impeto giovanile, è senz’altro uno dei discorsi più belli di Orlini”.
Il giornale riporta anche un sunto del discorso del nuovo Vescovo: “E’ per fare la volontà di Dio che sono venuto tra voi, figlioli carissimi… Per compierla sempre: nella fedeltà eterna a questa Santa Chiesa Ascolana, legata a me per vincolo indissolubile da Dio Padre e Pastore nostro. Perché voi mi appartenete, come io appartengo a voi; voi siete miei come io mi sento vostro e per sempre. Il mio cuore ormai non potrà e non vorrà amare che voi”.
Il lunedì, la sua prima giornata da Vescovo lo vede celebrare la Messa sulla Tomba di S. Emidio. La sua prima visita è ai degenti dell’Ospedale Civile e del Sanatorio. Il suo primo “impegno”, il mercoledì a Villa Marino del Tronto “per partecipare fraternamente alla “scampagnata” organizzata dalle Acli e dalla Cisl” per il primo maggio dei lavoratori.
Mons. Morgante terrà fede alla promessa di amare Ascoli e gli ascolani. Il 23 marzo 1990, al compimento del 75° anno di età e dopo 33 anni di servizio, presenta la sua rinuncia a Vescovo di Ascoli. Dopo un anno e venti giorni da quell’atto, La Vita Picena, quindicinale, nel numero del 20 aprile 1991, annuncia l’accoglienza della rinuncia e la nomina del successore: si tratta di Monsignor Pierluigi Mazzoni, “cinquantanovenne, romagnolo di origine, impegnato da trentuno anni al servizio della Chiesa presso la Congregazione per i Vescovi”. Del nuovo presule il giornale pubblica in prima pagina il “Messaggio alla Diocesi”: “Non senza trepidazione per i molti e gravosi doveri che mi attendono, ma anche con sereno fiducioso abbandono nel Signore, più forte della nostra debolezza, mi lascio condurre in mezzo a voi “come colui che serve”.
Nelle pagine interne La Vita Picena riporta le cronache del primo incontro a Roma con mons. Mazzoni ed una prima intervista: “Non rifiuto le mie radici, la mia Romagna, ma io ora sono ascolano! E sono marchigiano della vostra Marca. Ascoli mi dice tanto come Chiesa. Siete una diocesi viva, siete una diocesi vitale, siete un clero ben impegnato… Io ho insegnato tante cose ma non ne ho fatte molte direttamente. Penso che Ascoli nei piani di Dio sia presentata a me perché voi siete già tanto bravi”.
Il 21 giugno del 1991 La Vita Picena pubblica un primo numero di benvenuto a mons. Pierluigi Mazzoni, 86° Vescovo nella Chiesa Ascolana. La consacrazione episcopale è avvenuta nella Capitale, nella stupenda cornice della basilica di S. Maria Maggiore, con la partecipazione di moltissimi ascolani ed un “clima festoso ed accogliente che ha impressionato favorevolmente tutti i presenti”.
Il giornale affida una presentazione del nuovo Pastore a mons. Diego Coletti, Rettore del Pontificio Seminario Lombardo a Roma: “Se dovessi indicare una caratteristica prevalente non esiterei a dire che ho trovato nel novello Vescovo una grande capacità di amicizia, di attenzione alle persone, e di quella affabilità che rende piacevole l’incontro e facile la confidenza. Mi sembra di poter dire che le parole di Paolo e Timoteo sulla figura del vescovo “benevolo, ospitale, amante del bene, assennato e pio” trovino in Mons. Mazzoni un puntuale riscontro”. La Vita Picena compie anche qualche benevola “indagine”: si reca nella parrocchia di S. Gregorio VII, dove il nuovo Vescovo aveva la residenza e dove aveva svolto attività pastorale diretta, e incontra il parroco: “Ha svolto in questa parrocchia il ministero della confessione. Nei giorni festivi, dalle prime ore del mattino fino alle ore 12, si prestava per un ministero apprezzato sia per l’equilibrio che per la bontà manifestata nei confronti dei penitenti”.
Proprio in quei giorni l’Ascoli Calcio torna in seria A. Con grande sorpresa di tutti arriva al presidente della società Costantino Rozzi il telegramma di mons. Mazzoni: “Rallegramenti vivissimi per promozione serie A STOP Gioisco con tutti voi STOP Cordialmente Pierluigi Mazzoni Vescovo di Ascoli Piceno”.
Sabato 22 giugno 1991 mons. Mazzoni prende possesso della Diocesi ascolana. La Vita Picena riesce però ad uscire solo il successivo 6 luglio, con un servizio fotografico ed alcuni documenti. Questa volta il nuovo Pastore non arriva dal mare ma dalla montagna: “Ad accoglierlo, nell’arquatano, primo lembo di terra ascolana, tanta gente, le autorità locali, le autorità della terra ascolana. E tanta festa che si esterna in un incontro di cuori sciolti dal sorriso di colui che viene nel nome del Signore”. Lungo il tragitto verso il capoluogo ancora due soste (ad Acquasanta ed a Mozzano) “ma il tempo è veloce. Altri attendono: no: non è la piazza! Sono gli anziani del “Luciani”. E’ per loro il primo incontro! Difficile trovare le parole per descriverlo! Solo i cuori hanno percepito l’unisono affettuoso di chi nel nome di Cristo sceglie gli “ultimi” come “primi””. Infine, a piazza Roma, l’incontro con i sacerdoti e l’inizio del corteo verso la Cattedrale. “Chiesa di Dio, popolo in festa” canta la corale Clementoni. Dinanzi al palazzo Comunale il Vescovo saluta le Autorità. L’altare è eretto sul sagrato. “Per la prima volta il Vescovo Pierluigi rivolge ufficialmente il saluto di pace alla chiesa ascolana… L’Omelia è un inno di grazie. E allo scambio della pace il Vescovo si porta verso gli ammalati accompagnati dall’Unitalsi per dare a ciascuno il bacio della pace”.
Nel suo discorso mons. Mazzoni definisce uno stile che lo caratterizzerà: “Si attende forse da me, in questo momento, un discorso programmatico o almeno qualche indicazione dei miei propositi e dei miei orientamenti pastorali. Non vorrei deludere eventuali attese, ma considero prematuro, per non dire presuntuoso, tracciare linee programmatiche: ogni diocesi ha fisionomia, tradizione e carismi propri che devono essere prima conosciuti per poi essere amati, assunti e orientati dal Vescovo. Il piano di lavoro lo prepareremo insieme e, in particolare, con i Consigli Presbiterale e Pastorale, tenendo presenti i vari suggerimenti”.
Il ricevimento è al Giolì e il giornale non manca di sottolineare il “grande onore alla tavola”. Ma non è finita. “Man mano la festa si scioglie… Anche il Vescovo si avvia verso l’Episcopio. Ad un tratto scompare. Ha visto alcune persone dentro al Bar “Jolly” ed è entrato dentro – stupore dei presenti – per salutarli”.
L’opera di mons. Mazzoni ad Ascoli dura solo sei anni. Il 22 febbraio 1997 La Vita Picena annuncia la sua nomina ad Arcivescovo di Gaeta: “Partirà da Ascoli il 12 aprile p.v. lasciando nella gente il ricordo della sua profonda umanità”. Il giornale pubblica un messaggio del Vescovo alla comunità: “In obbedienza un giorno qui venni, ora con la stessa serena disponibilità vado dove mi viene indicato dalla Provvidenza attraverso la parola del Santo Padre”.
“Carissimi amici di Ascoli Piceno…” con queste sue parole La Vita Picena del 6 settembre 1997 introduce il nuovo Vescovo mons. Silvano Montevecchi che, ricevuto l’annuncio ufficiale il 30 agosto, scrive alla comunità diocesana: “Il Signore nel suo disegno di amore mi ha chiamato ad essere tra voi e per voi come colui che serve. Dal momento della mia elezione, la preghiera costante crea giorno dopo giorno una comunione reale e profonda. Le moltissime testimonianze di affetto mi confortano e mi esprimono il desiderio di fare “famiglia” rendendo vivace la realtà della comunità cristiana, radicata nella carità”.
Il numero del giornale riporta anche le impressioni della visita a Faenza dell’amministratore diocesano e di alcuni sacerdoti della Curia. “E’ una persona buona, uomo di fede; carattere riservato, ha una grande capacità di ascolto e sa prendere decisioni” annota il cronista citando le parole di un “sacerdote settantacinquenne della terra dove è nato”, Villa San Giorgio In Vezzano nel Comune di Brisighella.
Il 20 ottobre 1997 La Vita Picena esce con una speciale copertina a colori per il benvenuto al Vescovo Silvano. Accanto al saluto del Direttore del giornale, ampio risalto viene dato alla lettera alla comunità picena del nuovo Pastore “Perché il mondo creda”: “Mi rendo conto di poter contare sulla collaborazione di un popolo che per antichissima tradizione coltiva una fede cristiana, rinvigorita e arricchita nel corso dei secoli. Incontrerò una comunità diocesana ben ordinata, vivace, operosa… Tutto deve essere compiuto nel Signore. E’ questo il motto che ho scelto come programma del mio episcopato… Assieme avremo attenzione ai giovani, che hanno il diritto di avere gli stimoli giusti onde spendere bene la vita… Cammineremo insieme alle famiglie. Esse, sulle orme di Aquila e Priscilla, possono sperimentare la tenerezza di Dio nella famiglia, sia cooperare alla costituzione di una chiesa-comunione. La catechesi degli adulti, cioè di coloro che hanno scelto la sequela di Cristo, sarà forse la sfida più impegnativa”.
Nello stesso numero del giornale si racconta la cerimonia di ordinazione episcopale di mons. Montevecchi con l’intensa omelia del cardinale Achille Silvestrini, i ringraziamenti del nuovo Presule, gli indirizzi del sindaco di Faenza e di Ascoli Piceno.
A pagina 6, infine, un inedito (e non ufficiale) tratteggio del profilo di mons. Montevecchi: lo firma “Un amico da sempre, docente all’Università di Bologna”. Accanto ad altre foto della cerimonia, tra cui quella particolarmente intensa del primo abbraccio da Vescovo con la mamma Dina, anche uno scatto da Villa Vezzano con il ricordo della prima messa di Don Silvano. “L’amico da sempre” offre ai lettori ricordi della famiglia Montevecchi: “Il signor Luigi – come tutti lo chiamavano – giungeva proprio all’ultimo minuto, in bicicletta, perché tutti lo cercavano e chiedevano di lui: era infatti “il fattore” per eccellenza, colui che aiutava i vari Parroci nel disbrigo degli affari economici, quello che era invocato come paciere e giudice nei contrasti che scoppiavano in questa o quella famiglia. La sua decisione era inappellabile, quasi sacra. Sacra era senza dubbio la missione del fratello del signor Luigi: Don Aldo, parroco di S. Barnaba e direttore dell’ufficio catechistico… Sono certo che quella figura di sacerdote, di suo zio, è rimasta impressa nel cuore e nella mente di Don Silvano. Un suo cugino mi raccontava che quando qualcuno chiedeva al piccolo Silvano che cosa gli sarebbe piaciuto di fare da grande, nella vita, il ragazzino rispondeva inevitabilmente: “Il fattore o il prete”… A pensarci bene, Don Silvano ha fatto centro, facendo bene l’una e l’altra cosa: “factor legis”, “factor operis”, “sic beatus” come scrive S. Giacomo nella sua Lettera Cattolica”.
Sabato 25 ottobre mons. Silvano Montevecchi entra nella Diocesi di S. Emidio. La Vita Picena esce il 31 ottobre 1997 con il numero che racconta l’avvenimento. Il nuovo Vescovo prende possesso della Diocesi per la prima volta nella storia a Stella di Monsampolo: lì si china a baciare la terra mentre la comunità gli si stringe festosa. Dopo le necessarie tappe lungo la Vallata del Tronto, mons. Montevecchi si dirige verso il Villaggio degli anziani S. Marta: “Qui c’è un’aria diversa di festa. Gli estremi si toccano… Bambini ed anziani. La piccola Michela ancora non un anno… e Giuseppe, 101 anni. “Ho sentito la vostra preghiera” dice il Vescovo”. L’arrivo in Piazza Arringo è illuminato dagli “ultimi raggi di sole di una giornata insperatamente serena”. “Vi sarò accanto, camminerò insieme a voi, voglio entrare nella vostra vita…” dice mons. Montevecchi in risposta al saluto del Sindaco del capoluogo. L’ingresso nella Cattedrale è accompagnato dal canto della “Corale” appositamente composta con la “fusione” dei diversi cori parrocchiali della Diocesi. “Il Vescovo emerito Mons. Morgante, il Vescovo di Faenza Mons. Italo Castellano, 120 sacerdoti accompagnano il Vescovo S. E. Mons. Silvano Montevecchi all’altare della cattedra, al suo seggio di pastore, di maestro, di servo”.
La Vita Picena pubblica anche l’intensa omelia del nuovo Vescovo: “Quando un Vescovo arriva in Diocesi è sempre circondato da una certa curiosità: si cerca l’uomo della cultura, le qualità decisionali, la capacità di dialogo. Ogni dono, certo, serve. Tuttavia il Vescovo porta con sé e deve testimoniare la paternità del Padre Celeste, come ha fatto Gesù. Spero che in me possiate vedere sempre il Padre che esorta e consola, che richiama e indica la strada del bene, che non cerca la facile popolarità, ma difende senza paura la verità perché i suoi figli sappiano di avere un punto di riferimento. La nostra società è spesso incerta perché sente la mancanza del Padre… Per questo non perderò tempo ad agire senza amore. Vorrei si potesse dire: la teologia del nostro Vescovo è la carità”.
Mons. Montevecchi, tra le altre numerose iniziative dei suoi quindici anni di episcopato, realizza anche una svolta proprio per il giornale e la radio diocesana. La pubblicazione, ormai in grave sofferenza malgrado l’impegno appassionato di una redazione ridotta, esce saltuariamente e con molti problemi. In occasione dei cento anni de La Vita Picena si procede ad una profonda ristrutturazione organizzativa e ad un totale rinnovamento del giornale, che fissa la sua periodicità quindicinale e passa alla stampa a colori. Per celebrare la ricorrenza e presentare la nuova pubblicazione, il 14 novembre si tiene un importante convegno dal titolo: “100 anni de La Vita Picena. La comunità ascolana e il territorio nel giornale diocesano”. Il primo numero della nuova serie è il numero 1 del 17 gennaio 2009.
Il 17 marzo 2013 mons. Montevecchi viene urgentemente ricoverato in ospedale per una forma non contagiosa di meningite virale. Nel numero del 23 marzo, La Vita Picena scrive che “Questo spazio del giornale avrebbe dovuto ospitare, secondo lo schema redazionale, il messaggio alla Diocesi per la Pasqua, del nostro Vescovo Silvano ma, come tutti saprete, la Volontà di Dio ha disposto un altro programma più impegnativo per lui! La Settimana della Passione la sta vivendo in un letto di ospedale colpito da una meningite virale grave pur se non contagiosa. La redazione e il Consiglio di Amministrazione de La Vita Picena e di Radio Ascoli si uniscono a tutta la Diocesi nella preghiera rivolta al Signore, alla Madonna delle Grazie e a Sant’Emidio perché ridonino la salute al nostro Vescovo affinché possiamo riabbracciarlo e possa continuare a guidare la Diocesi come ha fatto in questi quindici anni trascorsi fra noi. Nell’augurare Buona Pasqua nel Signore Risorto a tutti i lettori ci stringiamo in preghiera per chiedere la guarigione del nostro Pastore porgendogli anche gli auguri più affettuosi per il compimento dei 75 anni, il prossimo 31 marzo, giorno di Pasqua”.
Purtroppo proprio il 31 marzo il presule entra in coma. Il giornale segue con angoscia gli eventi. Nel numero 7 del 13 aprile 2013 l’editoriale di Don Baldassarre Riccitelli gli rivolge un pensiero commosso: “Il Vescovo di Roma ha detto: «… occorre essere pastori con l’”odore delle pecore”». … L’immagine si può attuare per il Vescovo Silvano. Nonostante i malesseri remoti e recenti, insisteva in ogni iniziativa, raggiungeva ogni punto della Diocesi, pur di essere presente ad annunciare il Vangelo, immedesimandosi nelle varie situazioni e difficoltà della Diocesi, fino alla Via Crucis dei martiri per i giovani in quel di Paggese verso Valledacqua, in una serata molto fredda, alcuni giorni prima che il male sopraggiungesse. Dall’ottobre scorso poi, ogni mattina, alle ore 7, scendeva in Cattedrale a celebrare Messa, nonostante le giornate fredde e i suoi malanni fisici. Lo stile del Vescovo Silvano è “non perdere tempo”. Un giovane sacerdote di Faenza che l’accompagnava ad Ascoli, prima della sua consacrazione del 4 ottobre del 1997, entrando in Cattedrale il 20 settembre, mi disse: “Vedrete come questo Vescovo vi rivoluzionerà la Diocesi; non starà mai fermo”. E così è avvenuto: instancabile, umile operaio nella vigna del Signore, cercando di dare nelle parrocchie, negli incontri con i giovani, con gli ammalati, con gli operai e in tutte le circostanze quella “teologia della carità”, come profetizzò nel discorso dell’ingresso. La comunità diocesana ha colto fin dal primo momento questo stile del suo Vescovo, questa piena disponibilità al servizio della gente, il suo dire sempre “si” all’ascolto di tutti, quasi all’inverosimile “quale padre sempre pronto a scendere ad aprire al figlio che bussa alla porta di casa nel pieno della notte”. E già, perché, sempre nell’omelia del suo ingresso in Diocesi Mons. Montevecchi diceva: “Io sono padre, vengo come padre, al padre interessa il buon governo della famiglia, e la famiglia per un Vescovo è la Diocesi”. Ora è lì, nell’Ospedale cittadino, addormentato, sotto l’invasione degli analgesici. E noi lo aspettiamo con la forza della preghiera”.
Il vescovo Montevecchi non si riprenderà più e spirerà in una struttura riabilitativa a Montecatone di Imola il 27 settembre. La Vita Picena, in edicola il giorno successivo con un numero già distribuito, predispone uno speciale, il numero 17, che avrà la data del 12 ottobre 2013. Si tratta di un numero molto “denso” in cui trovano posto il ricordo del vicario generale, i testi delle omelie dell’amministratore apostolico mons. Luigi Conti e del vescovo di Faenza mons. Claudio Stagni per le esequie nella cattedrale di Faenza (1 ottobre) e ad Ascoli Piceno (2 ottobre), molti messaggi di cordoglio, la riproposizione di una lunga intervista che avevo realizzato alla vigilia dei festeggiamenti per il cinquantesimo della propria ordinazione sacerdotale ed i quindici anni di episcopato. Ma soprattutto La Vita Picena pubblica il testamento olografo del Pastore: “… Dopo appena due giorni dalla nascita i miei genitori mi portarono al fonte battesimale e mi hanno insegnato che il dono più grande è quello della fede. Alla mia famiglia, onesta e cristiana, devo gratitudine per avermi insegnato a pregare e ad accettare la volontà di Dio in tutte le circostanze della vita. Anche nei momenti della grande guerra allorché dovremmo abbandonare la nostra casa, non li ho mai sentiti disperarsi. Ci sosteneva la preghiera. Successivamente essi accettarono la mia decisione di entrare in Seminario. Ho poi saputo che mio padre faceva celebrare messe e mia madre pregava perché potessi diventare un buon prete. Confido di non averli fatti soffrire in questo senso. … con amore e con gioia Dio mi ha mandato a servire la chiesa di Ascoli Piceno. Ho cercato di dare tutte le mie forze e di amare tutte le persone: presbiteri, religiosi, laici. Se avessi mancato di rispetto a qualcuno, chiedo perdono e lo dono a chi mi avesse offeso. In particolare ringrazio Dio per il dono della sofferenza che mi ha accompagnato sempre, mi ha aiutato a voler bene agli ammalati, mi ha purificato il cuore, mi ha aiutato a salire con Gesù sulla croce. Spero, per questo di non essere stato di peso al prossimo. … Ai carissimi figli di Ascoli Piceno raccomando di rimanere saldi nella fede e operosi nelle opere di carità. Chiedo di essere sepolto nella cattedrale di Ascoli Piceno e continuerò a pregare per il popolo che Dio mi ha affidato”.
Bisogna attendere il 12 aprile dell’anno successivo per apprendere della nomina del nuovo vescovo di Ascoli Piceno. Si tratta di mons. Giovanni D’Ercole, proveniente dalla diocesi de L’Aquila. Dopo circa dieci mesi di presenza di mons. Conti alla guida, come Amministratore apostolico, della Diocesi, la Chiesa ascolana riprende il suo cammino ordinario con la guida del nuovo Pastore. La Vita Picena annuncia l’avvenimento pubblicando in prima pagina, nel numero n. 8 del 24 aprile 2014, il saluto del nuovo vescovo: “Vengo con la semplicità di chi si sente al servizio del Vangelo e della gente, soprattutto dei poveri; vengo senza troppi programmi nella mente, ma tanta voglia nel cuore di amare tutti, con il desiderio di aiutare ciascuno ad incontrare Gesù e vivere la gioia del Vangelo … Desidero iniziare il mio ministero fra voi quanto prima, e vengo con la consapevolezza di trovare una comunità che, se anche ha vissuto la fatica della malattia e della morte del compianto mio predecessore, Mons. Silvano Montevecchi, so che è già ben avviata sul cammino della fede e dell’amore grazie al lavoro apprezzato dei vescovi che mi hanno preceduto e ai quali assicuro la mia preghiera di suffragio … Questo, cari fratelli e sorelle, è solo il primo saluto e, come dicevo, un abbraccio nell’attesa di conoscerci, di incontrarci e di costruire insieme un altro tratto del cammino della nostra Diocesi, chiamata come ogni altra comunità cristiana, ad affrontare sfide e difficoltà in questo tempo di rapidi e profondi mutamenti sociali, economici, culturali e spirituali”.
Nelle pagine interne il nuovo vescovo viene presentato alla comunità diocesana sia con una dettagliata biografia che attraverso le testimonianze di chi gli è stato accanto nell’esperienza aquilana. Non manca l’accento sulla esperienza televisiva di mons. D’Ercole, che a quel tempo conduce su Raidue la trasmissione “Sulle via di Damasco”.
Il numero successivo de La Vita Picena, del 17 maggio 2014, offre ai lettori il racconto dell’ingresso del vescovo mons. Giovanni D’Ercole nella sua nuova diocesi, avvenuto il precedente sabato 10 maggio. In prima pagina è ancora il vescovo stesso ad intervenire con una propria testimonianza: “In un abbraccio, ancora carico di emozione e di riconoscenza, unisco preti, religiosi e laici, autorità e volontari, ascolani aquilani e persone d’ogni altra città, giovani e operai disoccupati, carcerati e ammalati: insomma tutti coloro che, sabato scorso, hanno fatto parte di questa straordinaria avventura, che mi auguro e prego possa essere soltanto l’inizio d’un cammino comune fatto nella consapevolezza di essere tutti parte d’un corpo unico che si nutre di amore e di coraggio. A questo proposito, sto già prendendo consapevolezza delle problematiche umane, sociali, economiche e spirituali che segnano la vita di questa nostra famiglia diocesana. Lo sto facendo con l’umiltà di chi deve calcolare le misure giuste per non camminare né avanti né dietro, ma insieme con la gente e con lo stesso passo. In particolare sin d’ora posso assicurare quanti mi hanno già segnalato difficoltà e criticità nei vari settori del tessuto ascolano, che ho preso sul serio le loro parole e che non fuggirò mai davanti alla mia responsabilità di padre e fratello, facendo il massimo sforzo per aiutare la nostra comunità a guardare con speranza e a costruire con tenacia il suo futuro. So di poter contare sull’impegno convinto e serio di tutti, in modo speciale dei giovani, che ho visto numerosi sabato scorso e carichi di entusiasmo”.
Non può mancare, nelle prime impressioni del nuovo Pastore, un accenno all’importanza dei mezzi di comunicazione: “Non posso infine non esprimere tutta la mia ammirazione per la competenza e la passione con cui i professionisti della stampa, della televisione e di internet hanno seguito e raccontato questi eventi carichi di emozione, che mi auguro restino nella storia della nostra città come un momenti di sentita partecipazione popolare. A ciascuno di voi, colleghi giornalisti e operatori tv, il mio grazie più sincero, accompagnato dall’auspicio di trovare in ciascuno di voi, interlocutori attenti a dar voce a chi non ha voce, facendovi “portavoce” specialmente delle istanze dei deboli e degli ultimi”.
Particolare curioso ma emblematico dei mutati costumi è l’accenno del nuovo vescovo ad uno strumento di comunicazione digitale ormai diffuso anche tra i clero: “Ai miei preti, che sono gli amici più cari, ho già detto per sms che ho voglia d’incontrarli quanto prima e che il nostro primo appuntamento con tutti sarà il 29 maggio nel villaggio Santa Marta”.
Il giornale, accanto al testo dell’omelia scritta da mons. D’Ercole ma poi sostituita in cattedrale da un intervento a braccio, riporta il saluto del Vicario generale mons. Emidio Rossi: “Eccellenza, non siamo qui stasera a fare con lei progetti e proclami eclatanti: Ascoli è una città dove non mancano i problemi, alcuni simili a quelli di altre città d’Italia, primo fra tutti il problema inerente il lavoro: le diciamo però che lei incontrerà accoglienza e calore nel cuore dei suoi preti e della gente di Ascoli, nota per la sua apertura e giovialità; ma se dovesse avere nel percorso del suo ministero in mezzo a noi qualche ferita procurata da incomprensione, solitudine o altro, le diciamo fin d’ora che saranno molto di più quelli che le staranno vicino con l’affetto, la collaborazione e soprattutto con la preghiera”.
Il giornale sceglie infine di presentare alcune brevi cronache delle tappe che mons. D’Ercole ha voluto fare prima del suo ingresso in cattedrale: la visita alla casa circondariale di Marino del Tronto, quella all’ospedale Mazzoni, l’incontro con gli anziani ed i disabili al Villaggio Santa Marta, il colloquio in piazza Arringo con un gruppo di operai e di disoccupati e, infine, prima dell’ingresso, il saluto con gli entusiasti giovani della diocesi; non manca, in quest’ultimo incontro, l’occasione per un popolarissimo selfie.
Dopo sei anni di presenza ad Ascoli Piceno, improvvisamente, il 29 ottobre 2020, viene diffuso un video in cui mons. D’Ercole annuncia le sue dimissioni. Il video, che si sarebbe dovuto rendere pubblico alle ore 12 in contemporanea con un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, inizia a girare sin dal primissimo mattino, aprendo anche un piccolo giallo sulla fuga di notizie.
La Vita Picena annuncia la notizia nel numero 19 di sabato 14 novembre. L’editoriale è del direttore don Giampiero Cinelli che, con uno stile asciutto, dà conto degli eventi delle ultime settimane Nell’accompagnare mons. D’Ercole in questo passaggio, La Vita Picena saluta l’Amministratore Apostolico nominato dal Papa: si tratta di mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti. Da notare che questa nomina rompe una consuetudine di antica data secondo cui reggente della diocesi ascolana, in caso di vacatio del titolare, veniva nominato l’arcivescovo di Fermo.
“L’affidamento a Dio – scrive don Cinelli – è nella certezza che la Chiesa ascolana continua il suo cammino che non si interrompe e vuole essere ancor di più una presenza viva nel territorio per essere segno e strumento di unità in dialogo con tutti gli uomini di buona volontà con uno sguardo privilegiato ai poveri soprattutto in questo momento del postsisma e di pandemia che sta mettendo a dura prova il nostro territorio già provato da una profonda crisi economica“.
La prima pagina del quindicinale diocesano mette poi in evidenza il messaggio di saluto di mons. Pompili e la lettera di commiato del vescovo emerito D’Ercole.
L’Amministratore Apostolico sottolinea il rapporto tra il travertino degli edifici ascolani e la luce che l’ha accolto in città in una bella “primavera di San Martino”. “La luce e il travertino – scrive mons. Pompili – sono i simboli contrapposti dell’esperienza. La luce dice mobilità, velocità, energia. Il travertino evoca stabilità, gravità, resistenza. Dal loro incontro, dal gioco delle luci e delle ombre, viene fuori anche la Chiesa, che qui vive dal IV secolo d.C.“.
“Ho già avuto di incontrare preti solidi e concreti, – conclude il vescovo di Rieti – religiose attive e perspicaci, laici generosi e intraprendenti. E ho solo avviato i primi contatti. Sono fiducioso che con la buona volontà di tutti un popolo ben disposto accoglierà il nuovo Pastore“.
“Le mie dimissioni: un atto di fede e di più grande amore per tutti” è il titolo che La Vita Picena sceglie per il commiato di mons. D’Ercole. “Da quando è iniziata la pandemia – scrive il presule – vi confesso che mi sono interrogato più volte, pregando davanti al Tabernacolo, a Gesù-Eucarestia, nella cappella dell’episcopio, perchè il signore mi illuminasse sul senso del mio cammino sacerdotale ed episcopale. In questi mesi ho chiesto con insistenza a Dio di indicarmi nuovamente la strada come fece quel lontano 5 ottobre 1974 quando fui ordinato presbitero, a Roma, dall’allora vescovo Jacques-Paul Martin, poi cardinale“.
“Più volte – scrive ancora D’Ercole – mi sono tornate alla mente le parole del Papa emerito Benedetto XVI che mi volle vescovo, inviandomi come ausiliare nella ferita diocesi de L’Aquila, e che mi ha sempre testimoniato una paternità specialissima e al quale rinnovo profonda gratitudine e affetto filiale. Nella sua ultima udienza generale del mercoledi, il giorno prima di lasciare il pontificato, Benedetto XVI disse: “Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi”. Queste parole hanno ispirato la riflessione che mi ha portato, il 13 ottobre scorso, anniversario dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima, a presentare le mie dimissioni nelle mani di Papa Francesco, con il quale ho sempre coltivato una piena comunione così come con i suoi predecessori“.
Il vescovo emerito, con riferimento agli eventi del terremoto del 2016 e della pandemia da covid, spiega i motivi della sua rinuncia: “Chi mi conosce sa che ho cercato di assumere in modo pieno la mia responsabilità di vescovo guida della diocesi, mai girandomi dall’altra parte soprattutto quando qualcuno è venuto a trovarsi in serie difficoltà. Tutto questo mi ha però logorato e ha suscitato in me domande più profonde sul mio ruolo di pastore“.
“Ecco dunque – prosegue mons. D’Ercole – che nella decisione del Papa di accogliere le mie dimissioni ho visto un segno a conferma del percorso di discernimento che era in atto e mi sono, così, lasciato condurre dal Signore per avviare una nuova tappa del mio servizio alla Chiesa. Se, infatti, lascio la guida della diocesi a un nuovo Pastore che con energie più fresche potrà reggere la comunità diocesana, come vescovo emerito continuerò ad accompagnarla in modo diverso e non meno significativo“.
La Vita Picena, in fondo alla seconda pagina, inserisce infine un profilo di mons. Domenico Pompili invitando i fedeli a conoscerlo meglio.
Il 29 ottobre 2021 papa Francesco nomina mons. Gianpiero Palmieri vescovo di Ascoli Piceno, con dignità personale di arcivescovo.
La Vita Picena ne dà notizia sul numero 19 del 13 novembre. La prima pagina del quindicinale presenta il nuovo presule, pubblica l’intervento del cardinale Angelo De Donatis in occasione dell’annuncio ed il messaggio di mons. Palmieri alla diocesi di Ascoli Piceno.
“Tante volte – scrive il nuovo Pastore – in particolare da bambino e da ragazzo, sono venuto a passare qualche giorno dai miei parenti ad Ascoli. E così mi sono innamorato della vostra (e ora nostra) città. Ho passeggiato per piazza Arringo e piazza del Popolo, pregato e celebrato in Duomo, a san Francesco e a san Pietro martire; ho assistito da bambino alla Giostra della Quintana e fatto il tifo per il Sestriere a cui appartenevano i miei parenti (non vi dirò quale… per non essere di parte!); ho fatto scampagnate a colle San Marco e sono salito tante volte su Monte Vettore”.
“Ringrazio di cuore Papa Francesco – scrive ancora monsignor Palmieri nel suo saluto alla diocesi – che mi ha inviato tra voi. Sapete, finché si è vescovi ausiliari ci si sente più leggeri perché c’è un altro (a Roma il Vicario) a cui spettano le decisioni ultime; ma quando si diventa vescovi titolari, allora è un’altra musica, perché il peso è più forte. Ma lo porteremo insieme al Signore, per cui il “giogo è dolce e il carico è leggero”.
Un pensiero del nuovo vescovo va anche a monsignor Domenico Pompili, che ha retto la diocesi in un periodo difficile: “Ringrazio di cuore te, fratello vescovo Domenico. È passato un anno esatto dal conferimento del mandato di amministratore diocesano (dal 29 ottobre 2020 al 29 ottobre 2021), un anno in cui hai fatto tanto bene e dove le persone ti hanno voluto bene. Grazie anche da parte mia!”.
Il numero del giornale n. 20 del 27 novembre prepara l’ingresso in diocesi di monsignor Palmieri, in programma per il giorno successivo. In prima pagina La Vita Picena pubblica una intervista esclusiva al presule intitolata “Cammineremo insieme”. Accanto a questa figurano la Bolla di nomina e la spiegazione dello stemma episcopale “Architrave della chiesa è la misericordia” (in Italiano).
“Tengo tutte le esperienze che ho vissuto nello zaino come un bel bagaglio – dice il nuovo vescovo di Ascoli nell’intervista a Lanfranco Norcini Pala – però so benissimo che non si tratta di esportare modelli che funzionano altrove e che qui potrebbero non funzionare, ma di collaborare insieme per pensare, per progettare, per sperimentare, per realizzare, in sostanza chiedendo al Signore “Ma Tu che cosa vuoi dalle parrocchie della diocesi di Ascoli Piceno?” … Il cammino sinodale sarà importantissimo anche per la diocesi di Ascoli perché l’obiettivo è quello di ascoltare lo Spirito: fermarsi per ascoltare”.
“Questo passaggio – conclude monsignor Palmieri – lo sento come provvidenziale. La grande città ha tante possibilità ma anche enormi fatiche e talvolta soprattutto nel contatto con le persone pone al vescovo dei limiti oggettivi: incontri gruppi ma è più difficile incontrare persone. Invece io sento che qui, insieme con il presbiterio parrocchiale, il servizio del Pastore può essere quello di una prossimità che tenga conto dei mondi individuali. Sento come se il mio ministero dovesse passare da una dimensione quantitativa ad una qualitativa e questo mi intriga molto. Non sono venuto con un discorso programmatico se non quello di camminare insieme tra di noi e soprattutto con il Signore. E poi… discerniamo insieme, decidiamo insieme e lavoriamo insieme”.
Il numero del giornale prosegue con interventi di rappresentanti istituzionali, di realtà sociali della comunità picena e di testimoni delle precedenti esperienze del nuovo vescovo ascolano.
Il numero 21 de La Vita Picena, pubblicato l’11 dicembre, dedica ancora le prime pagine all’ingresso di monsignor Palmieri in diocesi con il racconto di alcuni tra i momenti più significativi della giornata.
Nota: tutti i testi del giornale sono stati riportati fedelmente, comprendendo anche imprecisioni e refusi.